“Ma si può dire architetta e avvocata? Non sono errori?”. Un'indagine sull'accettabilità dei neologismi per i nomi femminili delle professioni, da parte degli studenti in Italia
Paolo Nitti  1@  
1 : Università degli Studi dell'Insubria  -  Site web
Via G. Mazzini, 5 - 21100 Varese -  Italie

Dopo una pausa di alcuni anni, in Italia, le problematiche relative al sessismo degli usi linguistici tornano a essere al centro del dibattito politico e sociale.

I linguisti italiani sembrano schierarsi all'interno di due grandi poli: da un lato alcuni prendono le distanze, sostenendo che sono i parlanti a costruire la lingua – come già affermava Ferdinand de Saussure – e, dall'altro, si cerca di indagare in merito alle radici del problema e di ipotizzare alcuni modelli di soluzione, atti a contrastare il sessismo e la discriminazione.

Rispetto alla fine degli anni Ottanta, sembra maggiore l'interesse da parte della glottodidattica, probabilmente in seguito al consolidamento della disciplina all'interno del mondo accademico.

Molti settori liminari (linguistica educativa, linguistica acquisizionale, sociolinguistica, psicolinguistica, pianificazione linguistica) forniscono spunti interessanti non solo volti alla descrizione degli usi della lingua, ma anche ai possibili interventi per il cambiamento e per l'acquisizione di una maggiore consapevolezza (Lepschy 2008).

La proposta riguarda un'indagine in merito all'impiego dei neologismi prescritti da diverse istituzioni, relativi alle indicazioni per gli usi non sessisti della lingua italiana, da parte degli studenti di diversi ordini e gradi di istruzione.

L'obiettivo della ricerca è indagare il grado di condivisione di alcuni neologismi relativi ai nomi femminili di professione, riguardante un campione di studenti, valutando l'accettabilità o il rifiuto del neologismo, in merito al tipo di informante e al suo contesto scolastico e socioculturale.

L'indagine è concepita in continuità rispetto ai contributi del Convegno su Lingua italiana e sessismo, tenuto all'Università di Modena e Reggio Emilia, il 30/03/2017, considerando, al fine della formulazione dei quesiti del questionario, le Raccomandazioni per gli usi non sessisti della lingua di Alma Sabatini e le proposte di alcune istituzioni accademiche ed enti territoriali e legislativi.

La ricerca è stata condotta nel 2017, sottoponendo un questionario all'attenzione di un campione di 600 studenti in quindici città italiane.

Il questionario prevedeva una batteria di domande relative alla conoscenza delle indicazioni sugli usi non sessisti della lingua proposte da alcune istituzioni (comuni e università italiane, Accademia della Crusca, Presidenza del Consiglio dei Ministri 1986, Presidenza della Camera dei Deputati 2017), e il grado di adesione alle raccomandazioni, anche per quanto concerne le pratiche di correzione e di valutazione degli errori e dello stile linguistico.

A partire dall'analisi dei dati, è stato possibile inquadrare gli orientamenti degli studenti in Italia in merito all'approvazione dei neologismi, identificando discrepanze significative rispetto agli ordini e gradi di istruzione e al contesto territoriale della ricerca (Klemens 2007).

Considerando che è la Scuola a offrire un apprendimento formale della lingua e che molti individui non proseguono gli studi oltre l'obbligo scolastico (Sapegno 2010), o non procedono verso l'affinamento delle competenze linguistiche, è parso opportuno rivolgersi alle figure protagoniste dei processi di cambiamento della lingua: gli studenti, sebbene le scelte linguistiche giovanili difficilmente si attestino come norma (Berruto 2006).

La ricerca si inserisce all'interno degli studi di linguistica educativa, approcciandosi per mezzo di strumenti e paradigmi teorico-applicativi propri della sociolinguistica (Violi 1986) all'inquadramento di fenomeni linguistici caratteristici della contemporaneità.



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